Imprese e sviluppo: cosa può dare il web

sviluppoNell’ambito dello sviluppo economico, le nuove tecnologie sono fondamentali. Nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo visti trasformati interi settori, siamo passati da un’economia di beni a un’economia di servizi. L’accorpamento delle tecnologie in pochi, ma efficienti ritrovati tecnologici ha creato sempre più aspettative nel campo della produzione dei servizi, mentre quella dei beni va di pari passo con l’innovazione. Oggi un televisore può fare cose che l’apparecchio economico degli anni Ottanta può solo sognare.

E grazie a questo strumento, per esempio, sistemato nel punto focale della casa, si possono creare opportunità di affari. Pensate a che rivoluzione è l’e-commerce nell’atto pratico, quando decidiamo di acquistare in men che non si dica un prodotto di cui sentiamo la necessità o il desiderio, proprio da casa, dalla televisione o dal tablet, praticamente in tempo reale. Prima non era così: l’acquisto veniva scoraggiato da fattori quali uscire per acquistarlo, dover scegliere tra più negozi per spuntare il prezzo migliore, attendere sconti od occasioni particolari.

La stessa economia fondata sul credito al consumo, sul pagamento a rate, sulle carte prepagate e le carte di credito spinge questo modello di acquisto che non può non avere un effetto positivo sulle imprese. Anche se rimangono impregiudicate le problematiche di tipo sociologico che ne derivano.

Le imprese possono tuttavia far meglio, soprattutto in Italia, dove lo stato di arretratezza rispetto all’alfabetizzazione informatica e web è talmente elevato, da aver reso la formazione alle aziende un settore fin troppo lucrativo, con esiti non così brillanti. Manca in Italia ancora una generazione di informatici preparati al web.

Oggigiorno, anche in fase di sviluppo di un sito, si nota che le professionalità pur essendo preparate ed esperte, provengono da ambiti di studio che spesso non hanno a che fare con l’informatica, la matematica o il marketing. Sui progetti spesso si fatica a lavorare in team, perché i programmatori sono stati abituati fin dal principio a lavorare da soli, ad occuparsi anche della parte grafica, riducendo di fatto le loro potenzialità, che invece dovrebbero essere utilizzate per creare applicativi, script, applicazioni, scrivere con il linguaggio che gli è loro proprio, in una sola parola: programmare.

Questa confusione di ruoli è proseguita con l’avvento dei motori di ricerca: i responsabili dell’ottimizzazione del sito hanno spesso chiesto conto ai programmatori di siti poco funzionali all’indicizzazione, creando il panico nei proprietari, che hanno dovuto rivedere i siti ai quali magari si erano affezionati. E su questo tipo di affetto per il sito inservibile la rete è piena di aneddoti e racconti (ancora oggi i proprietari, spesso imprenditori, vogliono musica in sottofondo e scritte in scorrimento, due espedienti ricreativi e tecnici usati largamente a fine anni novanta e inizio Duemila).

In generale quindi la rete dello sviluppo sta passando su Internet, ma a una velocità ancora troppo bassa per rappresentare un volano effettivo nella lunga strada della ripresa. Per fare in modo che le imprese trovino sul web opportunità alternative al commercio tradizionale, occorre che siano sì più alfabetizzate, ma che anche ci sia un forte impulso da parte dell’università a mettere all’atto pratico i cambiamenti didattici richiesti per affrontare le sfide del futuro. In modo da avere imprese che lavorano bene col web e imprese che lavorano direttamente sul web.

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