Soffrite di nomofobia? Scoprite in cosa consiste questo “male moderno”

Andare persino al bagno col cellulare e controllarlo ogni due minuti sono alcuni segnali di allarme.

nomofobiaMolti psichiatri sono concordi nell’affermare che “la forte dipendenza derivante dalla tecnologia delle comunicazioni sta generando sempre maggiori disturbi legati allo stress e al sonno, tra le altre cose“. Ed è così che la dipendenza dal cellulare chiamata nomofobia, dall’acronimo inglese “no-mobile-phone phobia“, rappresenta l’ansia e l’angoscia che produce lo stare senza cellulare.

Il neologismo è stato il risultato di uno studio condotto dalla società di ricerca demoscopica You Goy sull’uso dei cellulari, dove oltre il 50% delle oltre duemila persone intervistate hanno riferito di soffrire di questa fobia o di provare ansia quando non hanno il telefono in tasca, quando la batteria è scarica, quando non hanno saldo o quando non c’è copertura di rete. La spiegazione addotta è che, non averlo a portata di mano e funzionante, provoca una sensazione immaginaria di isolamento, dovuta al fatto di non poter rispondere alle chiamate della famiglia e degli amici, o a chiamate di lavoro.

Allo stesso modo di altri comportamenti di dipendenza, come la ludopatia (dipendenza da gioco d’azzardo), le situazioni che tendono a generare una soddisfazione aleatoria o meno, tendono a perpetuare un comportamento di attesa e ricerca del rinforzo, che in questo caso, è un nuovo messaggio o una chiamata” spiega Jaime Santander, psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale della Clinica UC San Carlos di Apoquindo. Cioè, stare perennemente connessi o meno genera una forma di disagio, data la sensazione di perdita di controllo in relazione alla mancanza di comunicazione con i propri cari o situazioni importanti.

In Inghilterra, l’avversione psicologica sarebbe più presente negli uomini che nelle donne. Nel paese non esistono studi ma molte testimonianze che provano come il comportamento di dipendenza dal dispositivo mobile è cresciuto sempre più in seguito all’avvento degli smartphone che permettono l’ accesso immediato ai social network e a Internet.

La psicologa Monica Steinberg spiega che il rapporto intimo col cellulare è dovuto al fatto che questi dispositivi offrono accesso immediato alla possibilità di parlare con un’altra persona. “Ciò infonde sicurezza e si prova piacere nell’ avere il controllo della relazione comunicativa. Posso chiamare chi voglio e allo stesso tempo rispondere a chi voglio“, afferma.

Ma sostiene anche che questo mezzo tecnologico genera l’attaccamento e la dipendenza dai social network. “Attualmente si trascorre una grande quantità di tempo su Internet e soprattutto sui social network, dove abbiamo l’illusione di essere collegati col mondo, con le persone e con tutti i nostri contatti, come una grande famiglia, ragion per cui pensare di lasciare l’appartenenza a questo gruppo è inaccettabile“, continua la psicologa.

Pertanto, quando siamo disconnessi proviamo una sensazione dolorosa difficile da tollerare e che secondo la specialista genera comportamenti simili alla sindrome di astinenza. Inoltre sostiene che l’attrazione è così grande che la gente non può smettere di controllare il telefono fino al  punto di rischiare la vita quando è alla guida o a piedi, poiché ogni momento è buono per “dare una sbirciatina” e vedere “che novità ci sono”?

Per uscire da questo male del secolo, la psicologa invita a relazionarsi alla tecnologia nello stesso modo in cui le persone interagirebbero nel mondo reale: “Ci renderemo conto che abbiamo bisogno di relazioni vere con le persone e col mondo che ci circonda, perciò teniamo il telefono spento affinché non si interponga nella relazione con noi stessi e con gli altri”.

Allo stesso modo, Jaime Santander invita a spegnere o attivare nello smartphone la modalità “silenzioso” durante i pasti e durante la notte. Rappresenterà un vero problema solo per coloro che non sono in grado di gestire i limiti con tecnologia. Le tematiche dei problemi cambiano in base ai cambiamenti culturali prodotti dalla tecnologia, ciò che rimane sempre è la nostra vulnerabilità e impegnarsi a scegliere tra una modalità patologica o una maniera più sana di rapportarsi alla tecnologia.

Da questo punto di vista risulterebbe più salutare utilizzare il telefono nella giusta misura, stabilendo un tempo utile per informarsi, controllare la posta, e poi continuare a vivere il presente e la nostra vita che è ciò che non troveremo mai in nessun dispositivo tecnologico.

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