Tutelare il proprio conto corrente: c’è il Fitd!

Tutelare il proprio conto corrente: c’è il Fitd!

Come mettere al sicuro i nostri risparmi? Se l’istituto di credito di cui sono cliente è in stato d’insolvenza e, pertanto, è sottoposto ad amministrazione controllata o a liquidazione coatta amministrativa, c’è possibilità di rimborso?

La risposta a queste domande è nell’acronimo Fitd (“Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi”): si tratta di un consorzio di diritto privato, costituito nel 1987, che è riconosciuto dalla Banca d’Italia e a cui tutti gli istituti di credito che hanno forma di società per azioni, per lavorare nel nostro Paese, sono tenuti ad aderire dal 2011. Ecco ciò che avviene: il Fondo provvede a un risarcimento (che arriva fino a 100.000 euro per ogni depositante) nel caso in cui, iniziata la procedura concorsuale, l’istituto di credito non disponga della liquidità necessaria per rimborsare i propri clienti. Le risorse vengono assicurate dalle banche aderenti e, più esse sono a rischio, maggiore sarà il contributo che devono corrispondere.

Chi sono i destinatari di questa forma di tutela?

Il Fidt ha la facoltà di intervenire per quei clienti che sono titolari di qualsiasi tipo di deposito nominativo, ovvero buoni fruttiferi, conti correnti e certificati di deposito. I conti deposito possono essere anche vincolati. Esclusi da questa forma di tutela sono i depositi al portatore, oltre a obbligazioni e/o azioni, pure se sono emessi dalla banca di cui siamo clienti. Va però ricordato che, a proposito dei recenti casi di fallimento delle banche venete (oltre che di Banca Marche, CariChieti, Banca Etruria e CariFe), il Governo in carica ha chiesto l’intervento del Fondo che ha provveduto a rimborsare l’80% degli investimenti in obbligazioni subordinate emesse dagli istituti stessi.

La garanzia tutela sia persone fisiche che aziende tranne banche, fondi, assicurazioni, enti pubblici e i soggetti non interessati dalla normativa antiriciclaggio. Insomma, come sottolineato anche su diverse testate autorevoli, il fondo interbancario tutela i conti correnti degli italiani rendendoli molto più sicuri che altrove.

Fino a quanto può ammontare il risarcimento e cosa succede in caso di cointestazione?

Come accennato, la somma rimborsabile arriva a 100.000 euro, intendendo il totale dei rapporti soggetti a garanzia di ciascun cliente (per ogni codice fiscale, quindi). Se un correntista ha due rapporti di credito con la stessa banca, otterrà massimo 100.000 euro di rimborso ma se ha due conti in due istituti differenti, entrambi insolventi, può avere fino a 200.000 euro di contributo.

Questa quota massima può essere superata solo se, nei nove mesi che precedono l’intervento del Fitd, il cliente abbia depositato una liquidità aggiuntiva considerevole. A quel punto, si può richiedere al Fondo un ulteriore rimborso che, di solito, non supera l’80% della somma totale. Si ha la garanzia solo se il correntista non si avvale dell’arbitrato bancario.

In caso di cointestazione del conto si applica il principio di proporzionalità e partecipa al totale la quota parte di pertinenza. Esempio: due coniugi hanno un conto in comune, di 80.000 euro (40.000 ciascuno); la moglie ha anche un conto personale di 90.000; a quel punto, lei sarà esposta per 130.000 e 30.000 non sono garantiti. Il marito, invece, ha una copertura totale per i suoi 40.000 euro.

Per ottenere il risarcimento bisogna fare richiesta?

No. Il Fitd ha infatti accesso alle informazioni sui clienti di un istituto di credito insolvente, calcola l’importo spettante a ciascun avente diritto e provvede a liquidarlo. A partire dal giorno in cui si generano gli effetti della dichiarazione di liquidazione, il rimborso arriva entro sette giorni lavorativi.

Redazione

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