Il monte ventoso di Petrarca

Il monte ventoso di Petrarca

Tutti nel corso della nostra esistenza, ci siamo scontrati in scelte complesse e in ostacoli da dover superare in maniera combattuta, con un profondo divario in noi stessi capace di farci dubitare delle nostre stesse volontà. Nella disciplina della letteratura, un autore che si è dovuto imbattere nell’importante scelta tra fede e ragione è stato Francesco Petrarca, autore di numerose lettere in latino, tra cui quella presa in analisi oggi: La salita al monte Ventoux, compiuta dallo stesso poeta e dal fratello Gherardo. Questo racconto è significativo sotto più aspetti per comprendere quanto un percorso individuale, possa essere complicato alla luce di scelte determinanti. All’interno della lettera, per Petrarca, l’ascesa si rivela subito difficile: il percorso è infatti ripido, scosceso e pieno di sassi, ma non per Gherardo, il quale si arrampica con facilità ed estrema destrezza. Petrarca è costretto a fermarsi numerosissime volte per la fatica. La difficoltà di Petrarca è in verità metafora di una crisi spirituale che affronta nel corso della sua carriera parrocchiale e a causa di un profondo attaccamento alla passione e ai beni materiali, anziché rivolto interamente a Dio.

Nel 1300 fu un autore estremamente moderno, perché riuscì a rendere metafora quello che oggi è un problema che riguarda tanti individui: è meglio credere o lasciarsi abbandonare al gusto della vita? Sebbene questo scrittore del 1300 esprima la difficoltà di un percorso sulla base della sensibilità del tempo, facile anche agli uomini di oggi, è immedesimarsi in un cammino o in un viaggio ricco di ostacoli. Credere nell’aldilà è uno dei parametri che più confonde chi è a cavallo tra fede e ragione.

La forza della ragione

Chi è fermamente convinto dell’assenza di Dio nella propria vita, non si riduce assolutamente ad una totale assenza di moralità e mancanza di rispetto nei confronti dell’etica. La lotta tra credenti e non è sempre stato tema di grande attualità e, sebbene oggi ci si trova in un mondo sempre più laicizzato, in verità gli scontri sono tantissimi tra le due parti. Non credere nell’aldilà non significa mancare di rispetto ai membri del genere umano: questi vengono considerati comunque fratelli, ed è per questo che esiste il rito laico in assenza di una più sentita e professata fede. Più di un secolo fa nasce nel Nord Europa un rito fuori dagli schemi dell’ortodossia, quello laico, per cui ciascuna cerimonia è unica ed espressamente creata per un singolo individuo. Questo rito si basa sui valori umani e condivisi, senza religione o superstizione. Nessuna forma prescritta e assenza di regole da seguire, solo la fedele commemorazione di un essere umano che se ne va.

L’abbandono alla fede

Chi è credente, diversamente dal non religioso, fa ricorso all’istituzione più antica di sempre: la santa chiesa. Questa è da sempre sede di numerose commemorazioni funebri, a cui si dedica una messa e qualche parola di conforto per i fedeli. Contrariamente a quello che accade, i parenti religiosi di un defunto, dovrebbero vivere il lutto nella serenità di un posto migliore per il proprio caro: il Paradiso è il punto di arrivo di un limite nei confronti della ragione che si è esercitato durante la vita terrena. I parenti però piangono e si disperano, perché sebbene si creda fermamente nella realtà ultraterrena, l’essere umano è comunque fatto di limiti, soprattutto sentimentali. In uno scenario doloroso come quello di una cara perdita, numerose agenzie funebre si prestano per risolvere un iter burocratico improponibile a chi è devastato dal dolore: clicca qui e ricevi l’assistenza di un’agenzia funebre pronta a soddisfare le crepe al cuore che qualsiasi essere umano avrebbe. Fede e ragione saranno pure considerate lontane, ma trovano un punto d’incontro in quella che è la sensibilità dell’essere umano.

Claudio