Corneo-plastica e cross linking corneale

Corneo-plastica e cross linking corneale

Il termine corneoplastica indica l’insieme di tecniche biomeccaniche e chirurgiche per migliorare l’anatomia della cornea in modo non invasivo e conservativo per contrastare malattie come il cheratocono. La corneoplastica contempla tra le tecniche di trattamento della cornea, il crosslinking corneale eseguito presso istituti specializzati come il MVM di Roma. Le tecniche di corneoplastica contemplano tra le peculiarità oltre al trattamento conservativo anche la bassa invasività, il basso rischio, la rapidità di recupero post-operatorio e la non preclusione di attuare altre procedure diagnostiche o chirurgiche.

La chirurgia del cheratocono

Le tecniche di corneoplastica si articolano in due fasi:

  1. Inserimento di protesi intracorneali, ossia il keraring (anelli intrastromali) il cui obiettivo è quello di appiattire la cornea e di far regredire lo sfiancamento corneale;
  2. Trattamenti chimico-fisici come il cross linking corneale semplice o per iontoforesi in grado di rigenerare le cellule corneali (i cheratociti) per produrre collagene sano che incrementi lo spessore corneale e ridurre l’ectasia.

Fino a pochi decenni fa, l’unico intervento possibile per la cura del cheratocono era il trapianto di cornea; oggi, le alternative al trapianto sono varie e, soprattutto, meno invasive con risultati ottimi.

Tipologie di trapianto di cheratoplastica

Un limite dei trapianti per cheratocono e altre patologie oculari che coinvolgono lo strato superficiale e medio della cornea è la necessità di effettuare un taglio che sacrifica l’endotelio, uno strato profondo corneale formato da cellule perenni che non hanno capacità di riprodursi. I rischi chirurgici sono anche molto elevati relativamente alle infiammazioni post-operatorie e al rigetto delle cellule del donatore. La cheratoplastica lamellare comporta proprio questo grado di invasività che si è cercato di ridurre passando nel tempo alla cheratoplastica lamellare con laser a eccimeri, una tecnica messa a punto nel 1988 che consiste nel sostituire la cornea malata con un “bottone” di cornea del donatore dello stesso spessore e diametro. L’evoluzione della tecnica è rappresentata dalla sostituzione della cornea malata con una lamella di maggior spessore incastrandola in una tasca corneale incisa sul fondo scavato dal laser. La cheratoplastica lamellare con il laser si svolge in tre fasi:

  • Scavo con laser della cornea di 150-250 micron;
  • Creazione della tasca a 360 ° sul fondo dello scavo;
  • Posizionamento della lente o della cornea di un donatore.

I vantaggi di questa pratica chirurgica è la conservazione dello strato endoteliale, della trasparenza del visus, la possibilità di operare in ambulatorio, assenza di rigetto e nessuna preclusione a altre tipologie di intervento.

La cheratoplastica lamellare profonda è una tecnica microchirurgica ancora più recente che permette la sostituzione del tessuto corneale lasciando quasi inalterato lo strato endoteliale. Tuttavia l’intervento non è facile da eseguire e non è possibile eseguirlo in ambulatorio. In ogni caso l’obiettivo è non fare in modo che il paziente arrivi al trapianto di cornea se è possibile correggere la patologia con metodi meno invasivi, pertanto la cheratoplastica profonda e la cheratoprotesi (vero e proprio trapianto di cornea artificiale) restano l’ultima ratio per salvare la vista.

Claudio